venerdì 19 marzo 2010

"Vi chiedo l'eutanasia per la mia Anna"

"Vi chiedo l'eutanasia per la mia Anna"

Il gazzettino del 19 marzo 2010

Davide Tamiello

Lasciate morire la « la mia Anna». Una richiesta straziante, un grido di dolore dì un marito provato e stanco di non poter mettere la parola fine alle sofferenze della sua amata moglie. Martin van der Burgt, cittadino olandese residente da undici anni a Gardigiano di Scorzè, in provincia di Venezia, ha ingaggiato una dura lotta con le istituzioni e con "i burocrati", come li chiama lui, perché venga praticata l'eutanasia alla moglie Anna Busato.
La donna è in coma da novembre, colpita da emorragia cerebrale nella zona posteriore del cervello. «Sono in debito con lei - racconta - e lo sarà per sempre finché non riuscirò a far rispettare la sua volontà». Anna, infatti, aveva stilato il proprio testamento biologico, dando pieno titolo al marito di ricorrere all'eutanasia pur di concederle una «morte dignitosa». Martin van der Burgt nei giorni scorsi ha raccontato la vicenda a "Radio Netherlands international", definendola «kafkiana».
La donna, ricoverata nel reparto di lungo degenza dell'ospedale di Noale (Venezia), era stata dimessa il 3 marzo. Respira da sola, cioè senza essere costretta a utilizzare l'ossigeno, e si nutre
attraverso un sondino che dal naso arriva nello stomaco. Secondo i medici non aveva più alcun senso trattenerla in ospedale, e così, istruito il marito su come accudirla, avevano deciso di rimandarla a casa. Ma la richiesta di Martin, l'eutanasia, come spiega Arturo Orsini, direttore generale dell'Asl 13, in cui Anna era ricoverata, «non è compatibile con la legislazione italiana. Il tribunale di Anversa dà ragione al signor van der Burgt - continua il direttore generale - ma le leggi olandesi sono diverse dalle nostre. Per eseguire le volontà della signora, dovrebbe tornare in patria».
Eppure, l'uomo, dopo aver incassato il rifiuto da parte delle autorità sanitarie italiane, si è visto chiudere le porte in faccia anche nel suo paese natale, nonostante lì l'eutanasia sia consentita e la moglie sia in possesso della doppia nazionalità. Nessuna struttura sanitaria ha voluto dare la propria disponibilità. E quando un medico ha cercato di essere d'aiuto, ha spiegato van der Burgt, è stato stoppato a tre riprese dai superiori. «Molti medici italiani sono a favore dell'eutanasia per i pazienti terminali, ma la procedura in Italia è illegale racconta Martien - ho deciso allora di perseverare in Olanda, ma nessuno mi ha ascoltato».
Le strutture sanitarie olandesi, infatti, hanno sollevato una serie di questioni, fra le quali il fatto che Anna non avrebbe una copertura medico-sanitaria in quel paese. «Sono dei burocrati. Non hanno tenuto conto dell'aspetto umano», si è lamentato van der Burgt durante l'intervista con l'emittente olandese. L'ultimo controllo medico nei confronti di Anna, come racconta il direttore sanitario dell'Asl Filippo Accietto, era stato fatto tre giorni fa e le condizioni della donna dal punto di vista clinico complessivo erano risultate stazionarie.
Ieri però il marito ha deciso di riportarla in pronto soccorso a Mirano perché aveva un occhio che lacrimava. I medici, constatato che si trattava di congiuntivite, l'hanno medicata e trattenuta in osservazione la notte per sicurezza.
A Gardígíano, Martin e Anna sono una coppia conosciuta, vivono qui da 11 anni. «La ama molto - commenta don Roberto Trevisan, parroco della frazione - e abbiamo parlato a lungo della situazione. È normale che Martin pensi all'eutanasia, è cresciuto in un paese con una cultura diversa dalla nostra su questi temi. La mia impressione, però, è che sia troppo innamorato per portare a termine ciò di cui parla».
Il marito ora, ha solo una cosa in testa: rispettare la volontà di Anna. E vuole farlo nel paese in cui lei è nata. «Certo che vorrei farlo qui continua - anche io mi sento italiano dopo tanti anni. Ma se non mi sarà concesso di rispettare il volere di mia moglie, cercherò un'altra soluzione, non ho scelta, in caso contrario mi sentirei in obbligo per tutta la vita. Non importa se non sarà oggi o domani, Anna davanti ha ancora una ventina d'anni, e farò di tutto per accontentarla. Dovesse essere qui, in Olanda, o in qualunque altro posto del mondo».

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