l’Unità 10.7.10
Germania: non è reato scegliere embrioni sani Lo ha deciso la Cassazione
Due settimane fa la sentenza sull’eutanasia passiva che tanto scalpore ha suscitato. Ed ora la Corte di Cassazione tedesca torna a stupire con un nuovo pronunciamento destinato ad innescare polemiche.
di Gherardo Ugolini
La diagnosi preimpianto, ovvero l’analisi degli embrioni in provetta prima che vengano impiantati nell’utero, per verificare la presenza o meno di malattie genetiche, non costituisce un reato, neanche se il medico decidesse, sulla scorta dei risultati del test, di utilizzare solamente gli embrioni sani scartando quelli malati. Tale diagnosi consente di ridurre il numero degli aborti di bambini con gravi handicap o malformazioni, hanno spiegato i giudici del tribunale di Lipsia.
Il pronunciamento della Cassazione non significa affatto la possibilità di selezionare in misura illimitata gli embrioni in base alle caratteristiche genetiche. Opzioni come quella relativa al colore degli occhi o dei capelli, come anche per determinare il sesso, rimangono pur sempre vietate. Nessuna coppia in Germania avrà ora la possibilità di programmare un «bambino su misura». Tuttavia la sentenza incide profondamente nell’ordinamento in vigore, visto che una legge del 1991 vieta espressamente di distruggere gli embrioni. Ora sarà il Bundestag a dover intervenire per approvare una nuova legge possibilmente in armonia con la deliberazione dei giudici. La Germania si allinea così a Paesi quali Francia e Spagna in cui la procedura della diagnosi preimpianto è consentita pur con determinati limiti. In Italia invece la legge sulla procreazione assistita vieta radicalmente esami di questo tipo.
UN MEDICO APRE IL CASO
A rivolgersi al tribunale era stato un ginecologo di Berlino il quale si era avvalso della diagnostica preimpianto per tre coppie di genitori con malattie ereditarie sottoponendo gli embrioni a test genetici per poi impiantare solo quelli sani distruggendo quelli recanti anomalie. Incerto sulla correttezza giuridica del suo operato, il medico si era autodenunciato alla giustizia sollecitando un pronunciamento. Un tribunale della capitale tedesca in prima istanza lo aveva assolto, ma la Procura di Berlino aveva presentato ricorso. Ora è arrivata l’assoluzione definitiva della Cassazione.
Come era facile prevedere l’opinione pubblica ha reagito in modo differenziato. Da un lato c’è la presa di posizione dell’Ordine dei medici che si dice lieto del fatto che siano stati posti dei paletti giuridici espliciti e univoci sul tema scottante della selezione degli embrioni. Dall’altro la Conferenza episcopale ha ribadito il punto di vista cattolico per cui «l’uccisione degli embrioni non può essere tollerata in nessun caso, anche di quelli che dopo un esame sui danni genetici non devono più essere reinseriti nell’utero». Per i vescovi della Germania «ammettere la diagnostica preimpianto presuppone che all’embrione non venga riconosciuto alcuno stato equivalente a quello della persona nata». Anche le forze politiche sono spaccate sul tema: diversi leader della Cdu come per esempio la vice-capogruppo parlamentare Ingrid Fischbach, hanno contestato aspramente la sentenza sostenendo che «così si apre la strada ad una selezione tra forme di vita degne e indegne». Socialdemocratici, Verdi e Liberali sono invece propensi a varare rapidamente una legge quadro che accolga il giudizio della Cassazione.
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