l’Unità 22.5.10
La cellula e la Chiesa. La vita artificiale secondo Bagnasco
di Maurizio Mori
La notizia della “cellula artificiale” ha suscitato sgomento e confusione. Di fatto non si è creato nulla, tantomeno la vita, ma si è riprogrammato un batterio, che è diverso. Quel che interessa, tuttavia, sono le reazioni. Alcuni vescovi come Domenico Mogavero, presidente del consiglio Cei per gli affari pontifici hanno subito preso le distanze dagli «scenari della vita artificiale, dall’uomo bionico creato in laboratorio», sottolineando che «l’incubo da scongiurare è la manipolazione della vita, l’eugenetica. E chi fa scienza non dovrebbe mai dimenticare che esiste un solo creatore: Dio». Modificare in modo tanto profondo la vita porta a far sì che siano «chiamati in causa sia il futuro dell’uomo sia il senso dell'umano», chiedendo così di porre «uno stop immediato all'anarchia della scienza».
Dall’altra parte, però, sia Angelo Bagnasco, presidente della Cei, sia monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, hanno preso posizioni diverse: il primo ha rilevato che nella nuova scoperta «si vede l’intelligenza dell’uomo, che è un grande dono di Dio», precisando poi che «l’intelligenza non è mai senza responsabilità» e che tutte le forme di intelligenza come di acquisizione scientifica «pur se valide in sé devono essere sempre commisurate ad un’etica che ha al suo centro sempre la dignità umana nella prospettiva del Creato». L’altro ha sottolineto che ogni scoperta scientifica «è sempre un bene per l’umanità» e che dobbiamo «capire l’uso che verrà fatta della scoperta ... Per ora si tratta di una scoperta teorica di cui bisognerà poi verificare l’utilizzo: se sarà per il bene dell’uomo, cioè per curare le patologie» o se si ricorrerà a un suo uso «discriminatorio».
Mentre rileviamo questa forte discrepanza all’interno della stessa Chiesa cattolica, fa piacere rilevare come due autorevoli vescovi cerchino di evitare condanne sommarie che potrebbero dar luogo a casi simili a quello di Galileo. Tuttavia emergono alcune domande: se la vita artificiale è segno dell’intelligenza come grande dono di Dio, perché non lo è anche l’artificialità nella vita? Perché non dire lo stesso delle tecniche di fecondazione assistita, artificiali anch’esse. E se vanno apprezzati gli eventuali risvolti terapeutici di questa scoperta, perché rifiutare quelli legati alle staminali embrionali?
Il vero problema è che stiamo sempre più capendo i meccanismi della vita e acquisendo il suo controllo: si dissolve cioé quella sacralità della vita che valeva quando essa era avvolta nel mistero. In passato il passaggio della cometa di Halley era era segno di sventura: quando si è calcolata la sua orbita, la stessa cometa ha cessato di terrorizzare le coscienze. Ora qualcosa di analogo sta avvenendo coi processi della vita, ed è giunto il tempo che si cambi paradigma. Almeno speriamo.
La cellula e la Chiesa. La vita artificiale secondo Bagnasco
di Maurizio Mori
La notizia della “cellula artificiale” ha suscitato sgomento e confusione. Di fatto non si è creato nulla, tantomeno la vita, ma si è riprogrammato un batterio, che è diverso. Quel che interessa, tuttavia, sono le reazioni. Alcuni vescovi come Domenico Mogavero, presidente del consiglio Cei per gli affari pontifici hanno subito preso le distanze dagli «scenari della vita artificiale, dall’uomo bionico creato in laboratorio», sottolineando che «l’incubo da scongiurare è la manipolazione della vita, l’eugenetica. E chi fa scienza non dovrebbe mai dimenticare che esiste un solo creatore: Dio». Modificare in modo tanto profondo la vita porta a far sì che siano «chiamati in causa sia il futuro dell’uomo sia il senso dell'umano», chiedendo così di porre «uno stop immediato all'anarchia della scienza».
Dall’altra parte, però, sia Angelo Bagnasco, presidente della Cei, sia monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, hanno preso posizioni diverse: il primo ha rilevato che nella nuova scoperta «si vede l’intelligenza dell’uomo, che è un grande dono di Dio», precisando poi che «l’intelligenza non è mai senza responsabilità» e che tutte le forme di intelligenza come di acquisizione scientifica «pur se valide in sé devono essere sempre commisurate ad un’etica che ha al suo centro sempre la dignità umana nella prospettiva del Creato». L’altro ha sottolineto che ogni scoperta scientifica «è sempre un bene per l’umanità» e che dobbiamo «capire l’uso che verrà fatta della scoperta ... Per ora si tratta di una scoperta teorica di cui bisognerà poi verificare l’utilizzo: se sarà per il bene dell’uomo, cioè per curare le patologie» o se si ricorrerà a un suo uso «discriminatorio».
Mentre rileviamo questa forte discrepanza all’interno della stessa Chiesa cattolica, fa piacere rilevare come due autorevoli vescovi cerchino di evitare condanne sommarie che potrebbero dar luogo a casi simili a quello di Galileo. Tuttavia emergono alcune domande: se la vita artificiale è segno dell’intelligenza come grande dono di Dio, perché non lo è anche l’artificialità nella vita? Perché non dire lo stesso delle tecniche di fecondazione assistita, artificiali anch’esse. E se vanno apprezzati gli eventuali risvolti terapeutici di questa scoperta, perché rifiutare quelli legati alle staminali embrionali?
Il vero problema è che stiamo sempre più capendo i meccanismi della vita e acquisendo il suo controllo: si dissolve cioé quella sacralità della vita che valeva quando essa era avvolta nel mistero. In passato il passaggio della cometa di Halley era era segno di sventura: quando si è calcolata la sua orbita, la stessa cometa ha cessato di terrorizzare le coscienze. Ora qualcosa di analogo sta avvenendo coi processi della vita, ed è giunto il tempo che si cambi paradigma. Almeno speriamo.
1 commento:
Una mia riflessione.
Sarà interessante vedere se questi nuovi batteri artificiali, capaci di riprodursi, avranno una evoluzione genetica similare o diversa di quelli naturali. Il Cardinale Bagnasco ha parlato di intelligenza come dono di Dio, riferendosi probabilmente anche alla RAZIONALITA’ (che viene usata spesso dai cristiani, per dire che Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, proprio per la razionalità). Se fosse vero questo, anche gli ipotetici organismi discendenti da questi batteri artificiali dovrebbero avere, prima o poi, la stessa nostra razionalità. E qui non sono tanto d’accordo.
Antonio Damasio, uno dei più grandi neuroscienziati viventi, ha affermato, in un suo libro tradotto in 19 lingue, che l’errore di Cartesio è stato quello di non capire che la natura ha costruito la razionalità umana, non sopra la regolazione biologica, ma a partire da questa e al suo stesso interno. Da qui ne scaturisce una costruzione progressiva della RAZIONALITA’ che si evolve con le esperienze. Questo viene confermato dal fatto che molti principi di meccanica quantistica e la stessa relatività ristretta di Einstein non vengono compresi razionalmente, ma ACCETTATI o meglio SUBITI sia per il formalismo matematico e sia per essere verificati sperimentalmente. La nostra razionalità non avendone mai fatto esperienza, infatti non li comprende. La razionalità si serve della matematica e della logica, ma non coincide con esse.
Nulla esclude che organismi che hanno avuto esperienze diverse da noi e dai nostri antenati, raggiungano una diversa razionalità capace di intuire senza sforzo anche i concetti di meccanica quantistica, se ne faranno precoce esperienza.
Tutto questo anche per confutare la presunzione di molti atei. Se l’uomo non ha mai fatto esperienza di Dio (ammesso che esista) come farebbe a comprenderlo con la sua razionalità (frutto di progressive esperienze evolutive)?
Gli ATEI, inconsapevolmente, presuppongono che la razionalità, di cui tanto si vantano, sia caduta dal cielo (come per virtù dello SPIRITO SANTO), e poi pretendono di negare l’esistenza di DIO con la stessa razionalità. Non è così. Noi abbiamo una nostra razionalità umana frutto della nostra particolare evoluzione, che è sempre condizionata dalle limitate esperienze fatte.
Ora, se ammettiamo la sua esistenza, possiamo conciliare evoluzionismo e creazionismo, con la teoria che Dio ha progettato i mattoni dell'universo (le stringhe) in un numero limitato e particolare, insieme a delle leggi fisiche come il NON LOCALISMO, in modo tale che l'evoluzione dal BIG BANG, pur essendo relativamente libera e casuale, avesse dei VINCOLI. Questi vincoli presupponevano che fosse PRATICAMENTE CERTO che, prima o poi, in uno dei 10 elevato a 500 universi paralleli (multiuniverso a 11 dimensioni secondo la M-TEORIA) si sviluppasse un organismo dotato di intelligenza e razionalità.
Per cui Dio non ha programmato le singole evoluzioni o mutazioni genetiche (ora anche l'uomo con il suo libero arbitrio le modifica); ma l'uomo era lo stesso nel progetto, veramente intelligente, di Dio. Un Dio che ci trattasse come dei burattini o come componenti di un videogioco programmato, non mi sembra tanto intelligente; e qualcuno come Craig Venter potrebbe illudersi di essersi sostituito a lui, creando una cellula artificiale. Invece anche l'azione dell'uomo nel poter creare nuove forme di organismi viventi rientra sempre nel progetto complessivo di Dio. E si superano così anche le apparenti contraddizioni tra fede cristiana e biologia.
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