mercoledì 26 agosto 2009

Lo «strappo» di Gianfranco sul testamento biologico

l’Unità 26.8.09
Lo «strappo» di Gianfranco sul testamento biologico

Agli esponenti politici a lui più vicini Gianfranco Fini avrebbe annunciato l’intenzione di compiere un gesto clamoroso: votare contro la legge sul testamento biologico se il testo dovesse rimanere quello licenziato dal Senato. «Ci sto pensando», avrebbe detto il presidente della Camera.
Un gesto che, d’altra parte, sarebbe coerente con quanto Fini disse dopo la sentenza con cui la Consulta bocciò il testo sulla fecondazione assistita: se una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso è sempre suscettibile di censure di costituzionalità. Fu un chiaro altolà proprio al ddl in tema di dichiarazione di volontà anticipata presentato dal governo dopo il no del Quirinale al decreto Englaro. I dubbi costituzionali riguardano il punto più contestato del testo, quello che introduce l’obbligo di idratazione e alimentazione. Esattamente il punto che il ministro Sacconi, pur di ricucire con il Vaticano dopo le note e imbarazzanti vicende, vorrebbe stralciare e tradurre subito in legge. Invece Fini, riprendendo uno dei temi più cari al Colle, ha chiesto di approvare una legge con la più ampia maggioranza possibile. E quindi di modificare il testo che a Palazzo Madama aveva avuto un consenso tutt’altro che bipartisan. Messaggi, i suoi, lanciati alle forze politiche di maggioranza e opposizione. Con effetti per il momento deludenti.
Perché se è vero che nel Pdl i voti in dissenso potrebbero arrivare anche a una ottantina, come taluno ipotizza all’interno della maggioranza, è altrettanto vero che senza una mobilitazione seria di Pd e Idv quella di Fini rischierebbe di diventare una battaglia di testimonianza. Un segnale ieri lo ha mandato una parlamentare del Pdl vicino al presidente della Camera, la senatrice Maria Ida Germontani, dichiarando che è necessario cambiare il provvedimento del Senato «perché votato sull’onda emotiva della tragica vicenda di Eluana Englaro». Ma queste posizioni nel Pdl continuano a essere nettamente minoritarie. E così, almeno per ora, sembra davvero molto difficile che il presidente della Camera possa rendere pubblica l’intenzione di votare contro il ddl. L’ha confidata agli amici per dare un segnale politico. In attesa che altri prendano coraggio ed escano allo scoperto.

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